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La ceramica italiana stima per il 2024 vendite totali a 376 mln di metri quadrati (+1,9%). La flessione nel mercato edile incide su prospettive 2025

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La ceramica italiana stima per il 2024 vendite totali a 376 mln di metri quadrati (+1,9%). La flessione nel mercato edile incide su prospettive 2025

L’industria italiana delle piastrelle di ceramica chiude il 2024 con un lieve incremento dei volumi di vendita e una contrazione della produzione. La domanda di ceramica ha registrato andamenti diversificati sui mercati esteri e sostanziale stabilità sul mercato domestico. La competitività futura dell’industria ceramica italiana dipenderà da decisione fondamentali in sede europea, quali il Clean Industrial Act, la revisione del sistema ETS sulle emissioni di CO2, quelle BREF Ceramico sulle migliori tecniche disponibili e dalle iniziative di contrasto alla concorrenza internazionale sleale. Sono queste alcune delle evidenze emerse durante la conferenza stampa di questa mattina presso la sede di Confindustria Ceramica.

L’anno 2024 delle piastrelle di ceramica

Il preconsuntivo 2024 elaborato da Prometeia evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica un lieve incremento, con volumi di vendite intorno ai 376 milioni di metri quadrati (+1,9% rispetto al 2023), derivanti da esportazioni nell’ordine di 291 milioni di metri quadrati (+2,4%) e vendite sul mercato domestico prossime agli 85 milioni di metri quadrati (+0,3%). A fronte di dinamiche complessivamente stagnanti sui mercati europei, recuperano le vendite in Nord America e Asia. Rispetto ai dati pre pandemici, la flessione dei volimi è nell’ordine del -7,5%. Il dato di preconsuntivo della produzione è stimato in contrazione del -2%.

Il commento del Presidente

“Il contesto competitivo nel quale le nostre aziende sono chiamate ad operare sarà determinato da decisioni di straordinaria importanza che l’Europa prenderà nei prossimi mesi, per le quali chiediamo il supporto ed il sostegno di tutte le istituzioni nazionali ed europee. Siamo a favore di una decarbonizzazione pragmatica, che avvenga in tempi adeguati alle tecnologie realmente disponibili, evitando però di continuare a penalizzare la nostra industria che, grazie ai rilevanti investimenti fatti nel corso degli anni, ha già avviato percorsi con riduzione nelle emissioni che non hanno pari nel contesto internazionali. E’ essenziale che nella definizione delle norme in tema ambientale si abbandoni l’approccio ideologico fin qui seguito – che definisce aprioristicamente il traguardo ed i tempi -, senza considerare quali siano i possibili percorsi da intraprendere per arrivare al risultato.

L’industria ceramica italiana considera fondamentale ed urgente la revisione del sistema ETS, dove la speculazione trasferisce in modo assurdo risorse dall’economia reale alla finanza e dove l’assenza di alternative tecnologiche trasforma l’obbligo di acquisto di quote di Co2 in una tassa sulla produzione. Un sistema che penalizza anche la cogenerazione, la tecnologia che presenta i maggiori livelli di efficienza energetica a parità di energia primaria utilizzata.

Le bozze del BREF Ceramico, ovvero delle nuove norme che individueranno le migliori tecniche disponibili ed i limiti ad esse associate, registrano limiti incomprensibilmente bassi, il cui rispetto appare tecnicamente impossibile e dove nessuna valutazione economica è stata svolta per identificarne l’effettiva sostenibilità – una condizione invece richiamata espressamente dalla nuova Direttiva sulle Emissioni Industriali 2.0.

Il problema dei prezzi di gas metano ed energia elettrica in Italia, molto più alti sia rispetto a quelli dei concorrenti internazionali che degli altri paesi europei, va risolto con il completamento del mercato unico dell’energia, in grado di evitare troppe disparità continentali e di costruire un campo di regole e di aiuti per le imprese realmente armonizzato.

Anche il commercio internazionale presenta forti criticità. L’Europa registra crescenti importazioni di ceramica a basso costo dall’India, provenienti da fabbriche con discutibili livelli di tutela dei lavoratori e dell’ambiente. Abbiamo bisogno di politiche e strumenti di difesa commerciale adeguati ed è indispensabile alzare significativamente i dazi antidumping all’import di piastrelle indiane e delle stoviglie cinesi.

Se la tutela del consumatore ed il rispetto delle sue scelte è un caposaldo dell’essere cittadini dell’Europa, allora non si capisce la ragione per cui l’Europa non abbia già approvato il ‘made in’, ovvero l’obbligatorietà dell’indicazione di origine dei prodotti. Una misura in grado anche di combattere efficacemente le distorsioni derivanti dall’italian sound, recuperando rilevanti introiti per le produzioni fatte nel nostro paese.

I rischi di rialzo di dazi e tariffe all’import negli Stati Uniti generano preoccupazione per un settore campione di export come è la ceramica italiana. Una criticità resa ancora più marcata dalla concomitanza tra i possibili minori flussi di ceramica italiana venduti oltremare che si sommerebbero alle decisioni di altri Paesi esportatori verso gli Usa i quali – trovando questo mercato chiuso – potrebbero dirottare proprio in Europa la loro sovrapproduzione. Come ceramica italiana siamo certi, con l’appoggio delle nostre istituzioni, di poter affrontare qualsiasi discussione e negoziato consapevoli della qualità dei nostri prodotti e del livello dei nostri prezzi di vendita, in media doppi rispetto a quelli della concorrenza presente sul mercato statunitense.

Un altro fattore di competitività sono anche le infrastrutture al servizio dei distretti della ceramica emiliani, romagnoli e laziali rappresentano un fondamentale fattore di competitività. In particolare, la Bretella Campogalliano Sassuolo è attesa nei primi mesi dell’anno ad alcuni passaggi fondamentali, quali l’approvazione del bando per la realizzazione del project financing complessivo di tutte le opere di ammodernamento relative all’intera A22 del Brennero, alla Cispadana ed alla Bretella Campogalliano Sassuolo.