La ricerca del Centro Studi Turistici di Confesercenti, “Modena slow – Quali opportunità per il territorio” si è focalizzata sul turismo slow, che predilige i cammini, il cicloturismo, la cultura e l’enogastronomia con particolare attenzione al territorio modenese, ricco di proposte culturali ed enogastronomiche ma anche di percorsi slow come la Via Vandelli, la Romea Nonantolana e la Via Romea Germanica Imperiale e di un vasto territorio fatto di colline dolci e tanta pianura dove poter praticare il cicloturismo, in particolare sulla Ciclovia del Sole.
Dalla ricerca emerge come sempre più turisti prediligano, soprattutto dopo la Pandemia, il turismo slow: c’è sempre più attenzione, sia alla salute che alle condizioni di sicurezza e distanziamento e il turismo “open air” va proprio in questa direzione. Ma si rileva anche una forte attenzione alla sostenibilità in ossequio ai tre pilastri del turismo slow: fare le cose alla giusta velocità, cambiare l’approccio al tempo, cercare qualità piuttosto che quantità.
Il turista è sempre di più alla ricerca di autenticità, di vere esperienze, all’aria aperta e alla scoperta di borghi, musei, enogastronomia locale con una forte attenzione all’ambiente. Pensare e viaggiare “slow” diventa una vera e propria filosofia di vita.
“Il nostro territorio – commenta Gabriella Gibertini, Presidente Assohotel e Assoturismo Confesercenti Modena – è cresciuto molto dal punto di vista turistico, in particolare negli ultimi anni. Nonostante la fase pandemica, i turisti sono tornati, sia nelle città che alle terme, e soprattutto in Appennino. Proprio per questo è necessario incentivare il turismo slow e affiancarlo ad un’ottima offerta ricettiva ed enogastronomica oltre che culturale. Da questo punto di vista le proposte nel territorio modenese non mancano e la ricerca di Confesercenti è un valido supporto per capire quale direzione prendere per intercettare sempre più turisti. Occorre una forte integrazione tra gli attori pubblici e privati. Gli imprenditori devono adeguare le loro politiche di prodotto, il pubblico le proprie politiche di territorio, in modo da dare un indirizzo di sistema che deve avere una forte riconoscibilità nel mercato”
LA RICERCA (di seguito un estratto, in allegato le slide complete)
Il cicloturismo e i cammini sono i due grandi punti di forza del turismo slow. Per quanto riguarda il cicloturismo, negli ultimi anni è cresciuto parecchio e l’Emilia Romagna, secondo il rapporto sul cicloturismo in Italia, ISNART di Legambiente del 2020, è tra le regioni italiane con più presenze, sia italiane che straniere, legate al cicloturismo. Sono ben 10,7milioni i turisti che scelgono l’Italia come meta per praticare cicloturismo nei 58mila km di ciclovie presenti sul territorio nazionale. Si stima che nel 2030 l’eBike rappresenterà oltre il 50% delle vendite di biciclette in Europa per un volume di affari attribuito al cicloturismo 4,6 miliardi di euro. Oggi, già il 23% dei commercianti e noleggiatori collabora per iniziative legate al turismo sostenibile. La fascia di età prevalente tra i cicloturisti è compresa tra i 45 e 55 anni di età. Quasi 7 cicloturisti su 10 sono over 50, seguiti dalla fascia di età “26-50 anni” (26%) e dagli under 26 (7%); 4 cicloturisti su 10 praticano ciclismo su strada, solo il 3% si dedica alla MTB; importante invece il 34% che si avvale delle e-Bike, indice di una sensibilizzazione ambientale da parte di chi pratica il bike tourism. La quota di laureati si attesta intorno al 41% mentre a livello medio è del 43%. Viaggia principalmente in coppia senza bambini al seguito (41% del totale), ma gradisce con una certa frequenza anche la presenza dei figli (le famiglie con figli sono il 26% del totale, più del doppio di quanto accada al turista medio, con diffusione soprattutto tra gli stranieri). Con la stessa frequenza condivide la vacanza con gli amici (24% in media, 28% tra gli stranieri). Restano, infine, gli appassionati della formula individuale, scelta in voga soprattutto tra gli italiani. Oltre alla pratica sportiva, che rappresenta la spinta primaria verso la scelta di alcune località (tra i cicloturisti sfiora il 70% dei casi), è interessante comprendere quali siano e in che misura agiscano altre motivazioni concomitanti con quella principale che fungono da corollario alle logiche di scelta della destinazione (fonte: apporto sul cicloturismo in Italia, ISNART di Legambiente del 2020).
Ci sono anche tanti turisti che alla bicicletta preferiscono la camminata. I cammini di Italia rimangono la scelta più gettonata. Dalla Via Vandelli al Cammino degli Dei fino alla Via Romea Germanica Imperiale, il territorio modenesi è ricco di cammini e percorsi storico-naturalistici.
Dalla ricerca emerge che i mesi estivi, per intraprendere una vacanza di questo tipo, sono stati i più gettonati, complice la pandemia che anche nel 2021 ha di fatto “ristretto” l’arco temporale in cui era possibile viaggiare con una relativa tranquillità. Cresce il numero delle persone che camminano più di 15 giorni (in due anni dal 10% al 18%), o meno di 5 (in due anni dal 10% al 23%). Il 31% cammina da solo, il 34% in coppia, l’8% in gruppi di 10-30 persone (spesso gruppi accompagnati da guide ambientali). Il 66% parte con una guida in tasca, il 41% con le tracce gps sul cellulare (spesso le due cose vanno insieme). Il 2021 è l’anno del sorpasso. Sui Cammini d’Italia le donne sono il 50,4% (nel 2020 erano il 44%). Inoltre, il camminare affascina trasversalmente tutte generazioni: il 70% ha un’età compresa tra i 41 e i 70 anni. Si tratta di fasce adulte, con un reddito molte volte stabile e superiore a quello di altre fasce di età, che richiede servizi di buona qualità ai quali può far fronte con una buona capacità di spesa. Il 66,9%, ha dai 30 ai 60 anni, è sicuramente in età lavorativa, segno che la scelta di un modo lento e sostenibile di viaggiare non è solo per chi ha molto tempo a disposizione. E infatti il 46% dei camminatori è un dipendente full time, mentre il 17% un libero professionista. E infine, perché i turisti scelgono la camminata: il 52, 4% per conoscere borghi e il territorio; il 51,2% per un benessere mentale/emotivo e il 45,1% per fare trekking. (Fonte: Terre di mezzo editore).
I DATI DEL TURISMO A MODENA E PROVINCIA
Le statistiche prodotte a livello regionale fanno riferimento a territori compresi nella Città Metropolitana di Bologna con Modena. All’interno di quest’area sono distinte 5 zone: Grandi Comuni, Località Termali, Località Collinari, Comuni dell’Appennino ed altre località. La potenzialità raggiunta prima della pandemia era di 3,1 min di arrivi per 6,5 mld di pernottamenti circa. I flussi erano diretti prevalentemente verso i grandi comuni. La permanenza media si aggirava intorno a 2,1 notti e gli stranieri rappresentavano il 41% circa. Nel 2021 i flussi erano ancora a 2/3 dei valori del 2019.
I primi nove mesi del 2022 hanno visto una ulteriore ripresa, che in certe aree, relativamente ai pernottamenti, ha superato i valori del 2019 (per lo stesso intervallo di tempo). È interessante notare che le zone dove i flussi hanno superato i valori del 2019 sono le località collinari e i comuni dell’Appennino, aree naturalmente vocate ad un turismo slow.
Nel 2021 la Provincia di Modena contava su 873 esercizi e oltre 20 mila posti letto. L’offerta era prevalentemente alberghiera, ma la differenza tra numero di posti letto nelle strutture alberghiere e in quelle extralberghiere non era grandissima (3 mila unità). La pandemia ha ridotto leggermente l’offerta turistica senza rilevanti cambiamenti. Il numero di posti letto è in calo di quasi 4 punti con una diminuzione maggiore nel settore alberghiero (-5,34%). Il calo è stato più evidente nelle località dell’appennino (-7,22% dei pl alberghieri, -8,58% dei pl extra-alberghieri). L’area che ha visto la crescita maggiore dell’offerta è stato quello degli altri Comuni della Provincia che in totale ha segnalato il +3,92% di posti letto.
Quali sono i passi successivi per sviluppare il turismo e in particolare quello slow nel nostro territorio?
La ricerca suggerisce di puntare su 7 eccellenze del territorio da sviluppare per crescere dal punto di vista del turismo slow: l’enogastronomia (degustazioni, visite guidate a cantine e tour enogastronomici); cultura (mostre, eventi, visite di borghi, museo della moda, percorsi della memoria, Abbazia di Nonantola, Via Romea Nonantolana, Partecipanza Agraria di Nonantola); percorsi slow (promuovere i cammini, migliorare segnaletica, percorsi MBK, ciclovia del Sole, escursioni con le ciaspole); visita alla città (facilitare con app, info su traffico e parcheggi, facilitare parcheggio turisti); visita alle città di altre province (Ferrara, Castello, Ghetto); artigianato (percorsi esperienziali del fare, Ferrari, Maserati, Lamborghini, promuovere sinergie con la moda) e infine fare rete (qualità, strutture ricettive con area benessere, anche agriturismo).
Si percepisce la necessità di organizzarsi per adeguare le offerte allo stile di vita slow: organizzare visite ed attività, porre sempre maggiore attenzione alla sostenibilità. Allo stesso tempo si richiede una presenza forte ed attiva delle pubbliche amministrazioni per promuovere, organizzare il territorio, fornire servizi legati al turismo ma anche alla cura del territorio.