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Aperta oggi la 41ª edizione di Cersaie


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Aperta oggi la 41ª edizione di Cersaie

La 41ª edizione di Cersaie si è aperta oggi, dopo il taglio del nastro a The Square nel Centro Servizi, con il convegno “Transizione energetica e competitività internazionale per la ceramica italiana” tenutosi presso l’Europauditorium del Palazzo dei Congressi di BolognaFiere. Moderati dalla giornalista Monica Maggioni, insieme al presidente di Confindustria Ceramica Augusto Ciarrocchi sono intervenuti sul palco il presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico e Green Economy, Lavoro, Formazione e Relazioni Internazionali  Vincenzo Colla, l’amministratore delegato di SIMEST Regina Corradini D’Arienzo, il direttore della Fondazione Edison Marco Fortis e il presidente di ICE Agenzia Matteo Zoppas.

Dopo i saluti iniziali del presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari, Augusto Ciarrocchi – presidente di Confindustria Ceramica – ha delineato la flessione di mercato della ceramica italiana. “L’industria ceramica italiana continua a risentire delle gravi crisi che perdurano a livello internazionale e della mancanza di certezze nel settore dell’edilizia nazionale. Per le piastrelle di ceramica ma anche per gli altri nostri comparti, a fronte di volumi che si confermano in linea con il primo semestre dello scorso anno, il fatturato estero complessivo cala del 4% circa. Il mercato italiano mostra una riduzione più marcata, con un fatturato in calo nell’ordine del 6% a fronte di volumi stabili.

Siamo un sistema industriale preso a modello nel mondo, che però oggi corre seri rischi di delocalizzazione a causa di tutta una serie di fattori, quali il sistema ETS e gli appesantimenti di costi che comporta per finire con il necessario miglioramento della certezza del diritto in campo fiscale e la garanzia dei tempi nella realizzazione delle infrastrutture, che scoraggiano le nostre imprese a continuare ad investire nei nostri territori. Ci chiamano “hard to abate”, ma sarebbe meglio dire ”hard to decarbonize”, perché in realtà è molto facile “abbattere” un settore con politiche che sono corrette nell’obiettivo, ma sbagliate nel merito.

Il sistema ETS dopo 20 anni avrebbe bisogno di una seria verifica di efficacia che consideri più i fatti che non le opinioni. Siamo a favore di una transizione energetica che tenga assieme lo sviluppo sostenibile, gli equilibri di bilancio e la salvaguardia dell’occupazione di qualità tipica dei nostri territori.
È davvero urgente che la politica mantenga obiettivi alti, ma superi approcci ideologici e scelte fatte “a priori”, senza verificare se una soluzione è razionale ed adatta a tutti i settori e senza considerare gli effetti delle decisioni prese sulla possibilità delle imprese di stare con mercati sempre più concorrenziali.

Un tema non ancora toccato – ha concluso Augusto Ciarrocchi – è quello del made in. Non è possibile che nel mercato europeo non si trovi una regolamentazione nel far sapere ai consumatori l‘origine del prodotto. Il Giappone e gli Stati Uniti lo fanno, mentre l’Europa lascia entrare prodotti senza che sia individuata l’origine della merce ed il consumatore non è in rado di fare una scelta a ragion veduta. Io credo che questo sia un fattore estremamente importante per tutelare la competitività delle ceramiche italiane e, più in generale, della manifattura italiana”.

Il contesto internazionale è stato descritto dal direttore della Fondazione Edison Marco Fortis che ha rilevato come la situazione sia curiosa perché la manifattura non è mai stata così competitiva. “Grazie a questa grande crescita di competitività, l’Italia è oggi il quarto Paese esportatore al mondo, ha realizzato una specializzazione multiforme nonostante il rallentamento economico mondiale”.

Riguardo al tema della decarbonizzazione, Fortis ha precisato che nel primo mandato Ursula Von der Leyen ha posto una serie di obiettivi ambientali, condivisibili sul piano dell’impostazione generale, che hanno portato al fatto che i primi venti Paesi al mondo con sviluppo umano sostenibile appartengono quasi tutti all’Unione Europea. Traguardi molto ambiziosi per ridurre la CO2 che comportano il rischio di arrivarci attraverso una deindustrializzazione dell’Europa che non farebbe bene nemmeno al continente stesso, qualora le produzioni dei settori energivori venissero decentrate in aree con livelli di tutela ambientale e sociale più limitate. Questo piano di transizione energetica dell’Europa non tiene conto dell’importanza della manifattura europea. L’Unione Europea a 27 ha un surplus commerciale col resto del mondo di circa 38 miliardi di euro, con la sola industria delle piastrelle di ceramica che vale il 5% di questo surplus: un valore minacciato dagli obiettivi di transizione energetica, ma soprattutto dai tempi e dai modi secondo cui si dovrebbe realizzare la transizione energetica. Questo – ho proseguito l’economista – sarebbe un errore strategico clamoroso. Il Rapporto Draghi indica la strada ma con le decisioni prese non ci si si rende conto che stiamo facendo del male con le nostre mani alla manifattura tradizione, a settori gioiello come quello delle piastrelle italiane che invece andrebbero assolutamente tenuti in considerazione, anche per il contributo che danno dal punto di vista della bilancia commerciale.

“Le persone dei nostri territori – ha sottolineato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Transizione Ecologica – sanno esprimere competenze e manualità che hanno consentito al nostro tessuto imprenditoriale di far entrare l’Italia tra i Paesi del G7. Sono un patrimonio importante che non deve andare disperso perché rappresenta un nostro centrale punto di forza.

Dobbiamo continuare a mantenere l’impegno a favore della sostenibilità, sebbene il nostro paese emetta solo lo 0,7% del totale delle emissioni del pianeta, consapevoli che lo sviluppo di continenti come l’Africa peggiorerà la situazione generale. Dobbiamo perseverare nell’obiettivo arrivando a correggere distorsioni, come nel caso dell’automotive dove la costruzione di motori elettrici, più semplici rispetto a quelli termici, sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di intere filiere della subfornitura.

Abbiamo sostituito quasi completamente l’import di gas russo – ha proseguito il Ministro dell’Ambiente – con fornitore da Algeria ed Azerbaijan. Non sono tanto preoccupato dal rimanente 5% o in generale delle quantità necessarie al nostro Paese – e questo grazie anche al fatto che da gennaio 2025 il rigassificatore al largo di Ravenna entrerà in funzione – quanto dal livello dei prezzi. Nel caso in cui la Russia decida di interrompere in autunno il flusso che attraverso l’Ucraina, i prezzi europei del gas potrebbe schizzare in alto.
Il TAR ha tolto dal tavolo il PITESAI. La Gas release richiede la definizione di un nuovo percorso dove i produttori, da un lato, ed i grandi consumatori dall’altra si mettano intorno ad un tavolo, assieme e al Ministero e a Confindustria, per trovare un accordo.
Per il futuro, ha concluso Gilberto Pichetto Fratin, positive indicazioni emergono dalla sperimentazione a Ravenna sulla cattura della C02, una tecnologia sperimentale che può essere di aiuto lungo il percorso della decarbonizzazione”.

L’assessore regionale allo Sviluppo Economico e Green Economy, Lavoro, Formazione e Relazioni Internazionali  Vincenzo Colla ha ricordato come questa regione stia facendo investimenti incredibili sull’efficienza e l’autonomia energetica. A partire dal rigassificatore a Ravenna, un’operazione condivisa con Governo e con il territorio con l’obiettivo principale di aiutare l’intero Paese. La Regione Emilia Romagna ha deciso di investire su un sistema energetico che guarda a tutte le fonti rinnovabili, dall’eolico al fotovoltaico, dal biogas e biometano all’idrogeno, che può contribuire a dare risposte anche a un settore energivoro come quello ceramico.

Per la ceramica è fondamentale anche il tema della logistica: la Bretella Campogalliano-Sassuolo è un progetto dentro il piano industriale dell’Autostrada del Brennero e ci risulta che entro l’anno è attesa la manifestazione di interesse. Per favorire l’aumento di competitività, tuttavia, è fondamentale che l’Europa cambi: guardare agli investimenti e non solo dazi, come ha evidenziato Draghi, ma soprattutto intervenire per calmierare i prezzi, perché non è accettabile mantenere ad Amsterdam una borsa sull’energia che fa solo speculazione finanziaria senza guardare all’economia reale”.

L’amministratore delegata di SIMEST, Regina Corradini D’Arenzio, ha dichiarato; “Il settore della ceramica rappresenta a pieno l’eccellenza italiana nella sua capacità di innovare processi e prodotti con effetti virtuosi sulla competitività e sulla sostenibilità non solo ecologica ma anche sociale, visto l’impatto che è in grado di produrre sulla comunità locale in virtù della forza del distretto.
L’Italia, leader mondiale per la produzione di ceramiche di alta qualità, registra esportazioni pari all’80% della produzione totale, posizionandosi al primo posto tra i Paesi esportatori. Come SIMEST, società del gruppo CDP, stiamo supportando le imprese esportatrici della ceramica – e la relativa filiera – sia attraverso la finanza agevolata in convenzione con il MAECI, favorendo i loro investimenti innovativi e sostenibili, sia come partner istituzionale di minoranza nei loro investimenti all’estero.

Continueremo a fornire il nostro supporto finanziando anche la crescita del capitale umano in azienda grazie anche a una misura come il “Plafond Africa” all’interno del piano Mattei che permette alle imprese di formare giovani africani da impiegare in Italia colmando una richiesta di manodopera ad oggi carente. Le nuove professionalità potranno quindi essere impiegate non solo in Africa ma anche negli stabilimenti italiani.
Oltre a ciò stiamo pensando ad ulteriori innovazioni che, tra l’altro, siano in grado di sostenere le imprese energivore così penalizzate sui mercati globali visto l’incidenza dei maggiori costi”.

Matteo Zoppas, presidente Agenzia ICE “Le piattaforme fieristiche si confermano essere uno dei principali strumenti di promozione del Made in Italy e di sviluppo soprattutto tra le piccole e medie imprese che affrontano per la prima volta un percorso di internazionalizzazione e hanno bisogno di entrare in contatto con buyer qualificati. andiamo all’estero facendo partecipare gli imprenditori italiani alle collettive presso le maggiori fiere estere e al contempo portiamo operatori internazionali ad eventi in Italia per fare business matching.
Agenzia ICE ha una rete di 87 uffici in 74 Paesi a cui le aziende possono rivolgersi per avere informazioni e sostegno necessari rispetto al Paese e al mercato d’interesse: contatti di potenziali clienti, assistenza legale, doganale e per l’espletamento degli obblighi burocratici, oltre alla soluzione di eventuali criticità.

Come evidenziato da un’indagine ISTAT, le aziende che si sono rivolte all’Agenzia hanno avuto un aumento di export del 5% in più rispetto a quelle che non si sono rivolte a noi. Il comparto della ceramica per architettura e arredobagno è, in questo momento in difficoltà: l’export del 2023 ha perso, rispetto al 2022, circa il 15% ma in leggero recupero nei primi mesi del 2024 a -4%.

Dobbiamo serrare i ranghi, lavorando insieme al resto del Sistema Paese, con SACE, SIMEST, CDP, in stretta coordinazione con la Diplomazia della crescita promossa dal MAECI a cui si aggiungono le attività per creare le condizioni per una maggiore competitività del Mimit.
Molto importante poi il messaggio lanciato dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini durante la scorsa Assemblea per l’inaugurazione di una fase di dialogo e collaborazione costruttiva con il Governo”.

Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, dopo aver sottolineato la vicinanza dell’Associazione alle popolazioni colpite dall’alluvione in Romagna, ha detto che “dobbiamo far capire anche all’Europa che è necessario porre attenzione alle nostre imprese. Per noi l’industria ceramica è una eccellenza e non potevamo non essere qui a sostenerlo: è fondamentale supportare questa industria così importante per il Paese, leader del nostro made in Italy. Questo settore sa benissimo quanto è centrale l’ambiente avendo investito negli ultimi anni 2 miliardi, per arrivare al 100% di riciclo di acqua e scarti di produzione. Sono numeri importantissimi, è un settore attento all’ambiente e quindi è fondamentale che ci sia un riconoscimento”.

“Bisogna che gli 800 miliardi necessari per la transizione energetica non vengano presi alle imprese, che già adesso sono in difficoltà, e che vengano definiti i tempi – ha proseguito il Presidente di Confindustria -. E’ indispensabile avere come obiettivo la neutralità tecnologia, avendo cura di salvaguardare la manifattura e le filiere italiane della subfornitura. Abbiamo bisogno che anche la ceramica sai competitiva rispetto altri Paesi e, perché lo sia, serve che l’Europa prenda decisioni.  Sulla competitività non possiamo permetterci di perdere pezzi, quando dobbiamo registrare che lo scorso anno il 63% delle vendite indiane di ceramiche era diretto in Europa, quando il costo dell’energia elettrica ha in Italia un prezzo superiore del 40% rispetto all’Europa o quando dobbiamo comprare l’energia elettrica dalle centrali nucleari francesi”.

“Il taglio del cuneo fiscale è una delle nostre principali richieste al Governo – ha concluso Emanuele Orsini -. Bisogna dare capacità di spesa a chi lavora nelle nostre imprese. Crediamo che quella sia la via ed è una delle prime cose che abbiamo chiesto al Governo. Crediamo anche che il Piano casa per i giovani sia uno dei temi fondamentali, perché esiste una necessità soprattutto da parte dei neoassunti di trovare una casa ad un costo sostenibile. E noi abbiamo il dovere sociale e crediamo giusto dare una mano su questi temi. Abbiamo avviato le prime interlocuzioni con il Governo e pensiamo possa dare una spinta, soprattutto in alcune città dove il problema è particolarmente forte”.