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Reggio Emilia, analisi Lapam Confartigianato sul comparto meccanica

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Reggio Emilia, analisi Lapam Confartigianato sul comparto meccanica
officina meccanica (autore e copyright: Brancolini Roberto)

«Una situazione critica, preoccupante e in peggioramento. Il problema è ora, ed è adesso che servono soluzioni mirate per contrastare questo trend negativo». È Davide Gruppi, presidente Lapam Confartigianato della categoria Meccanica, a lanciare l’allarme sul comparto. Come emerge da un’indagine elaborata dall’ufficio studi dell’associazione, le 3.105 imprese della meccanica presenti in provincia di Reggio Emilia stanno subendo gli effetti di un mix velenoso per il settore.

La provincia si classifica al quarto posto in Italia per specializzazione nella meccanica: l’impatto del ciclo sfavorevole del settore è dunque più intenso nel nostro territorio, che si trova più esposto alla crisi del settore meccanico. Nel comparto della meccanica l’artigianato rappresenta il 52,5% delle imprese reggiane, e proprio nel ricorso al fondo di sostegno al reddito, cioè alla cassa integrazione dell’artigianato, si osserva il dato più preoccupante: nei primi 9 mesi del 2024 il valore dell’assegno di integrazione salariale a cui hanno dovuto fare ricorso le imprese artigiane della meccanica in provincia di Reggio Emilia è quadruplicato (+319,6%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, primo posto tra le principali province italiane per incremento del ricorso alla cassa integrazione artigiana. Questa miscela di fattori recessivi mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del nostro territorio nelle cui micro e piccole imprese lavora il 7,3% degli occupati reggiani, ben superiore al 4,2% italiano.

Un approfondimento effettuato sulle vendite sul mercato tedesco dei macchinari mostra a Reggio Emilia, nei primi sei mesi del 2024, cali pesanti e più ampi della media con un -18,1%. Gli ultimi dati Istat osservano nei primi nove mesi del 2024 a livello nazionale un calo della produzione del 9,2% per i mezzi di trasporto, del 4,2% per macchinari e impianti e del 3,7% per metallurgia e metalli, certificando una carenza di lavoro che sta colpendo duramente un settore chiave per l’economia del nostro territorio.

«Fattori come la mancata ripresa del commercio internazionale, una stretta monetaria che riduce gli investimenti, la recessione della Germania, importante mercato di riferimento del settore, e la caduta libera della produzione di macchinari – conclude Gruppi – pesano sulle imprese del territorio. Da Palazzo Chigi devono mettere a terra misure concrete a sostegno del settore per salvaguardare il Made in Italy e le eccellenze che solo questo territorio sa creare».